Orto Fukuoka a Casalborgone

Sulle colline di Casalborgone, appena a Nord di Torino, c’è un ragazzo che da anni sperimenta e applica il metodo Fukuoka. Si chiama Francesco ed ho avuto modo di conoscerlo in un forum dove esperti ed appassionati di coltivazione naturale si incontrano per scambiarsi pareri, informazioni o velate provocazioni.
Quando si interagisce con altre persone attraverso la rete si riescono a capire la grandezza e la potenziale mostruosità di internet; in pochi secondi persone a grande distanza possono comunicare tra loro, scambiandosi saperi e creando conoscenza; d’altra parte la forma scritta, che ben poche persone riescono a padroneggiare, è foriera di facili fraintendimenti e conseguenti contrapposizioni.
E anche per questo motivo che si sente la necessità di riportare alla “realtà” la comunicazione, parlarsi viso a viso, potendo scorgere le espressioni del volto e le tonalità della parola. Io e Sele abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente Francesco lo scorso fine settimana (e come noi altre 50 persone..); in mezzo a colline che non avevo mai conosciuto, belle nonostante la terribile arsura, abbiamo trovato una porzione di un’antica cascina, un tempo comune ed ora “nuclearizzata”.
Dietro questa antica costruzione l’orto-frutteto si apre ai nostri occhi, con i suoi alberi e le sue piante, con i colori e l’aspetto apparentemente caotico che lo accomuna al nostro micro-orto.

Francesco non è proprietario nè della casa in cui vive nè del terreno in cui “opera”, come un chirurgo (ma con diverse lame), da diversi anni. I legittimi proprietari gli hanno intimato lo sfratto da tempo, volendo destinare la porzione di cascina alla loro figliuola. Una visione formalistica del diritto proprietario porterebbe a soluzioni semplici: ridare il possesso della cosa al dominus!

Ma, dopo aver visto la perizia ma anche la passione con la quale Francesco ha condotto un terreno arcigno all’attuale destinazione, crediamo che una soluzione formalistica non porti nessun vantaggio per “noi” intesi come collettività.
Lungi da me brandire la scomoda spada del leguleio comunista (e ci mancherebbe pure :D), e quindi parlare dell’importanza della proprietà sociale e della necessità di garantire la soluzione maggiormente efficiente sul lungo periodo; volendo esprimere con la dovuta semplicità un concetto: perdere ciò che Francesco ha creato in questi anni significherebbe perdere anni di studio e di impegno culturale utili nella terribile sfida futura della produzione sostenibile di cibo per l’umanità.

Chiunque fosse interessato a vedere ciò che noi abbiamo visto, per comprenderlo e per contribuire alla sua conservazione, può visitare il blog di Francesco e farsi un’idea da sè.